Ti starai dicendo “un uomo che parla di violenza sulle donne? non è credibile”.
È vero: essendo uomo non potrò mai capire alcune cose.
Non potrò mai capire cosa significhi sentirsi violata da uno sguardo, esser svilita, aver paura di camminare per strada o sentirsi trattare come un oggetto.
Ma frequento la violenza da quando ero bambino e su di lei e i suoi meccanismi un’idea me la sono fatta.
Ho vissuto sulla mia pelle l’incubo del bullismo. Sia fisico che verbale.
E questo mi ha portato a studiare la violenza ossessivamente.
Pratico karate da quando avevo 7 anni e difesa personale da prima che il krav maga arrivasse in Italia.
Ma avere gli strumenti tecnici non mi era sufficiente: volevo capirla, scoprirne i perché, volevo capire quali erano i meccanismi che ne facevano girare gli ingranaggi e quali le cause scatenanti.
Così inizia a studiare anche la teoria, la psicologia della violenza e le basi della criminologia.
Nel 2009 ho aperto il dojo shin sui ad Alessandria dove insegno alle persone a riconoscere, prevenire e combattere la violenza.
Negli anni ho avuto la possibilità di lavorare con alcune ragazze vittime di violenza. Quest esperienza mi ha colpito tanto da spingermi a studiare in modo approfondito la violenza sulle donne.
Nel 2012 dopo due anni di sperimentazione, assieme a mia moglie, ho ideato il metodo di difesa personale femminile Donna Sicura che dà il nome a questo podcast.
E se te lo stai chiedendo no, non sono un omone grosso e palestrato per cui reagire è tanto facile. Sono un cencio di quasi 1.70 per 61 kg.
Ora che abbiamo le dovute presentazioni focalizziamoci sulle cose importanti: i numeri.
6 milioni 788 mila sono le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale in Italia.
1 ogni 15 minuti.
La cosa assurda è che questi numeri potrebbero essere ridotti drasticamente.
Secondo alcune stime si potrebbe arrivare a ridurli dell’85%.
Come? basterebbe divulgare la cultura della prevenzione alla violenza.
Perché, per quanto sia odioso pensarlo, la violenza non è mai il frutto marcio del caso.
La maggior parte della violenze è prevedibile.
Ma per fa si che questo sia possibile bisognerebbe lavorare su due fronti.
Bisognerebbe educare i ragazzi di oggi, che saranno gli uomini di domani, al rispetto della donna. Un rispetto reale, sincero e non di facciata.
E poi, dato che la violenza è una parte dell’essere umano e che non potrà mai essere messa a tacere, bisognerebbe anche spiegare alle donne quali sono i meccanismi che stanno dietro alla violenza, il perché la violenza nasce, quali sono i campanelli di allarme che la precedono e come riconoscerli e cosa fare una volta che si sono riconosciuti.
E questo andrebbe fatto sempre: in tv, nelle scuole, in radio.
E questo è quello di cui ti parlerò ogni venerdì in questo podcast.
Ma tutto questo è possibile solo se ti ficchi in testa un concetto fondamentale, ma estremamente crudo e spesso difficile da accettare:
la tua sicurezza è affar tuo.
Lo so: è brutto da pensare, ma come la tua salute o la tua igiene orale, la tua sicurezza non è una cosa che puoi demandare a qualcun altro.
Devi essere tu a curartene.
Spesso durante i corsi o i seminari mi sento dire “ma non è giusto, io dovrei essere libera di andare in giro tranquilla”
È vero, hai ragione. In un mondo ideale le cose dovrebbero essere così.
Ma non siamo in un mondo ideale, e il fatto che tu abbia ragione non ti terrà al sicuro.
E anche in mondo ideale o in uno stato di polizia nessuno potrà essere sempre presente a garantire la tua sicurezza.
E anche qualora le forze dell’ordine fossero in grado di intervenire con estrema rapidità in qualsiasi situazione di violenza che si possa verificare ci sarebbe comunque un tempo morto tra l’attuazione della violenza e il loro intervento.
Quindi hai due possibilità: accettare la realtà e muoverti di conseguenza.
Oppure negare e mettere la tua sicurezza nelle mani del caso.
Per spiegarmi meglio è un po’ come attraversare le strade sulle strisce pedonali.
Attraversare sulle strisce pedonali senza assicurarti che non arrivino macchine perché “tanto ho la precedenza” non mi assicurerà di non essere tirato sotto.
E allora è meglio essere un pelo attenti e guardare prima di attraversare, anche se abbiamo la precedenza piuttosto che buttarsi per strada e rischiare di morire con ragione.
Se non ti metterai questa idea in testa tutto quello che ti spiegherò e insegnerò durante questo podcast sarà inutile.
Ma cosa significa curarsi della propria sicurezza?
Significa avere una presa di coscienza.
Significa considerare che chiunque potrebbe trovarsi a gestire una brutta situazione nel corso della propria vita. Anche tu.
Significa rendersi conto che quello che leggi sui giornali non accade solo in universi da noi ma potrebbe succedere anche e a te e anche nella tua città.
Senza questa presa di coscienza che porta ad un attivazione dell’attenzione non esiste strategia preventiva che tenga.
Ma se stai ascoltando questo podcast è perché, in cuor tuo hai già fatto la tua scelta.